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Una forma avanzata e particolarmente evoluta di radioterapia al Cnao di Pavia: è indicata per neoplasie non operabili e resistenti alle terapie standard
Il Centro nazionale di adroterapia oncologica di Pavia (Milani)
Se le radiazioni sono sempre più utilizzate per curare i tumori, le innovazioni per la loro applicazione sono in continua espansione e le tecnologie che le sfruttano sempre più sofisticate. Una forma avanzata e particolarmente evoluta di radioterapia è l’adroterapia, disponibile solo in sei centri in tutto il mondo. Uno è in Italia: il Centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao) di Pavia ha compiuto 20 anni lo scorso novembre. «L’adroterapia è indicata per curare i tumori non operabili e resistenti alla radioterapia tradizionale — spiega Lisa Licitra , direttore scientifico del Cnao —: sono oltre 3.300 i pazienti italiani curati a oggi. Questa strategia prevede l’utilizzo di fasci di particelle, protoni e ioni carbonio (particelle atomiche, dette “adroni”, più pesanti e dotate di maggiore energia degli elettroni e quindi più precise ed efficaci), che colpiscono in modo mirato le cellule tumorali, preservando maggiormente i tessuti sani». L’adroterapia è rimborsata dal Servizio sanitario nazionale per quei pazienti che soffrono di ben specifici tipi di cancro, che non si potrebbero trattare in altro modo per la loro posizione o perché «radio-resistenti ».
Per la precisione l’adroterapia nel nostro Paese viene prescritta, seguendo un iter ben preciso, soltanto per un definito gruppo di patologie : cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide; tumori del tronco encefalico e del midollo spinale; sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici; sarcomi delle estremità resistenti alla radioterapia tradizionale (osteosarcoma, condrosarcoma); meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico); tumori orbitari e periorbitari, dei seni paranasali, melanoma oculare; carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari; tumori solidi pediatrici; recidive di tumore che richiedono il ritrattamento in un’area già precedentemente sottoposta a radioterapia.
A Pavia è poi appena partita la costruzione di un nuovo edificio che comprenderà un’area per il trattamento di tumori complessi con i protoni e un nuovo spazio per la ricerca su terapie sperimentali con neutroni. L’area per la protonterapia comprenderà un acceleratore di protoni e una sala di trattamento con testata rotante (gantry ) in grado di far ruotare i fasci di particelle: ciò consente di ampliare le indicazioni cliniche, per poter implementare la radioterapia pediatrica , e di ridurre i tempi di erogazione della terapia permettendo l’accesso a un maggior numero di pazienti. Sarà poi installato un acceleratore compatto di neutroni per sviluppare una terapia sperimentale che punta sempre a trattare tumori particolarmente complessi, radioresistenti e potenzialmente anche le sedi di metastasi. «La Boron Neutron Capture Therapy — spiega Licitra — è una strategia che si basa sul Boro-103, un isotopo naturale non radioattivo che viene veicolato all’interno delle cellule tumorali grazie a una farmaco “trasportatore”. A seguito di radioterapia con un raggio di neutroni a bassa energia, s’innesca nella cellula tumorale che ha incorporato il boro una reazione in grado di provocarne la morte, mentre il tessuto sano viene risparmiato».
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