ELEZIONI POLITICHE, QUELLO CHE I PARTITI PROMETTONO PER L'AGRICOLTURA - Virtù Quotidiane - Il quotidiano enogastronomico abruzzese

2022-09-17 03:15:42 By : Mr. xiaoming shi

L’AQUILA – Ad una settimana dal voto per il rinnovo del Parlamento, Virtù Quotidiane mette a confronto le proposte dei principali partiti e coalizioni rispetto all’agricoltura, settore chiave per l’economia del paese se si considera che il sistema agroalimentare italiano, dall’agricoltura alla ristorazione, rappresenta il 15% del Pil nazionale, classificandosi primo in Europa per valore aggiunto.

Per quanto apparentemente superfluo, occorre premettere che quelli riportati di seguito sono i programmi nella loro quasi interezza e, dunque, le differenze in termini quantitativi dipendono esclusivamente da quanto spazio le varie compagini hanno dato all’agricoltura e non certo da una scelta editoriale.

La coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati ha sottoscritto l’Accordo quadro di programma per un governo di centrodestra. Il capitolo n.13 è interamente dedicato all’agricoltura e si prefissa di “promuovere una Politica Agricola Comune e un piano strategico nazionale capaci di rispondere alle esigenze di oggi, per uno sviluppo che coniughi indipendenza e sostenibilità ambientale ed economica”.

E, ancora: “Salvaguardia del comparto agroalimentare, lotta al nutri-score e all’italian sounding; Tutela delle specificità e delle eccellenze agricole italiane e loro promozione sui mercati esteri; Rifinanziamento della misura “Più Impresa” a favore dei giovani agricoltori e dell’imprenditoria femminile; Innalzamento dei massimali degli aiuti in regime de minimis per le imprese agricole, allineandoli a quanto previsto negli altri settori economici; Promozione di una filiera italiana per l’innovazione in agricoltura; Rafforzamento degli strumenti di garanzia sui finanziamenti a favore delle imprese agricole, degli allevamenti e della pesca; Potenziamento degli strumenti di contrasto al caporalato e al lavoro irregolare; Riconoscimento e valorizzazione delle piccole produzioni locali di qualità; Interventi di contrasto al fenomeno della proliferazione della fauna selvatica e alla diffusione delle epidemie animali; Interventi per un “piano nazionale invasi” per l’irrigazione agricola.

Si fa cenno all’agricoltura anche nel capitolo n.8 dedicato al lavoro. La proposta è quella di estendere al settore agricolo la possibilità di utilizzo dei voucher lavoro.

La coalizione composta da Partito democratico, Alleanza Verdi-Sinistra, Impegno civico e Più Europa non ha un programma condiviso. Esaminando quello del solo Pd, che non dedica un apposito capitolo all’agricoltura e che lega gli obiettivi per il settore alla transizione ecologica, si legge che “puntiamo a introdurre piani contro la siccità e a disegnare l’agricoltura, l’allevamento e la pesca come motori della transizione ecologica, anche attraverso il potenziamento della digitalizzazione dei processi di tracciamento e monitoraggio”.

Il programma prevede poi l’approvazione di una legge sul consumo di suolo e l’introduzione di “una serie di interventi per la difesa dell’uso del suolo agricolo, con un Piano nazionale per l’acqua, la siccità e il dissesto idrogeologico che metta al centro la costruzione e dislocazione strategica territoriale di nuovi invasi e investimenti volti a ridurre della dispersione idrica”.

“Vogliamo supportare l’ammodernamento, l’innovazione tecnologia, l’evoluzione green, la trasparenza, nelle imprese e nel lavoro affinché l’agricoltura diventi il miglior motore per la transizione ecologica. Con un fondo di rotazione di 500 milioni possiamo avviare il sostegno a 2.500 progetti di impresa agricola verde”.

“La transizione ecologica”, si legge ancora nel programma del Pd, “si intreccia poi con la transizione digitale in molti aspetti, primo tra tutti quello di una migliore programmazione dell’uso del suolo, delle colture e del consumo idrogeologico, in ragione di una più efficace capacità di monitoraggio e tracciamento, la raccolta e condivisione di dati, lo sviluppo dell’agricoltura di precisione. Anche in questo caso, proponiamo un pacchetto di misure che valorizzi le sinergie territoriali in un quadro di coordinamento nazionale per la tutela dell’ecosistema e della salute, inclusa la tutela delle coste e del mare e il sostegno della transizione ecologica nel settore ittico”.

Quello del Movimento cinque stelle è il programma più ricco: ben 251 pagine (a fronte delle 37 del Pd, delle 17 del centrodestra e delle 57 di Calenda). All’agricoltura è dedicato uno specifico paragrafo all’interno del capitolo sull’ambiente, ma ad esso si richiama continuamente anche in altri capitoli, come quello sulle politiche europee, non solo con proposte ma anche rivendicando quanto portato a termine dal ministro Stefano Patuanelli, e facendo riferimento a varie declinazioni, come il turismo enogastronomico o il consumo consapevole di prodotti di qualità.

“Il settore agroalimentare italiano costituisce un importante motore del sistema economico e sociale del Paese. Occorre renderlo sempre più competitivo e moderno, sostenibile ed equo, avendo cura di preservarne l’aspetto più prezioso: l’unicità. Il lavoro svolto dal febbraio 2021 dal ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, è frutto di questa consapevolezza”, si legge.

“Inoltre, di fronte alle crescenti insidie provocate dai cambiamenti climatici, abbiamo innovato gli strumenti di gestione del rischio con l’attivazione del nuovo e – siamo convinti – molto più efficace Fondo Mutualistico Nazionale e continuato a supportare, e finanziare, i progetti tesi a rafforzare le politiche di razionalizzazione della risorsa idrica, minacciata dalla siccità. Il modello produttivo agricolo italiano è incentrato su aziende di dimensioni inferiori alla media europea. In termini assoluti ciò rappresenta un vantaggio in relazione alla capacità di produrre beni primari di eccellenza, di qualità, destinati a un mercato prevalentemente locale. Ove le filiere sono organizzate, anche piccole produzioni locali possono scalare il mercato globale, incrementando il valore aggiunto. La dimensione aziendale e la frammentazione fondiaria rappresentano però un freno di competitività ove l’azienda non è inserita in una filiera organizzata. Anche la capacità di sfruttare strumenti di innovazione è limitata dalla micro-dimensione aziendale”.

“L’integrazione di filiera è di essenziale importanza per la tenuta del tessuto produttivo agroalimentare italiano, consentendo di potenziare la concentrazione dell’offerta e realizzare economie di scala, con relativo abbattimento dei costi legati ai fattori di produzione e connessi al consumo energetico. Sostenere la produzione agricola italiana è fondamentale non solo dal punto di vista economico ma anche perché rappresenta un anello fondamentale per promuovere una produzione alimentare che valorizzi cibi appartenenti alla sana alimentazione mediterranea”.

“La nuova imprenditoria giovanile e femminile”, si legge ancora nel programma del M5s, “rappresenta uno dei punti centrali del percorso di sviluppo dell’agricoltura del futuro in termini di sostenibilità, adozione delle innovazioni e competitività. I moderni sistemi di logistica e stoccaggio del settore agroalimentare rappresentano un elemento centrale per rafforzare la competitività delle filiere, ridurre i costi ambientali ed economici e sostenere l’innovazione dei processi di produttivi. Gli investimenti tesi a collegare (in modo efficiente) tra loro imprese, mercati ortofrutticoli, porti e centri di stoccaggio possono agevolare gli approvvigionamenti di materie prime; preservare la differenziazione dei prodotti, potenziare, indirettamente, la capacità di esportazione, rafforzare la tracciabilità dei prodotti e ridurre lo spreco alimentare. L’agricoltura che offre servizi turistici è in grado di incidere in maniera più efficace nel processo di riqualificazione e sviluppo dei territori e delle produzioni tipiche locali e assicurare al contempo una redditività aziendale più solida e sicura”.

“Il turismo enogastronomico è una forma da privilegiare, consentendo di valorizzare la varietà dei servizi e la qualità del contesto ambientale di ogni azienda, di salvaguardare aree meno conosciute e a rischio spopolamento, oltre a contribuire alla scoperta di produzioni uniche e patrimoni identitari. La pandemia, oltre a evidenziare la centralità del comparto primario, ha sottolineato la stretta relazione tra gli ecosistemi, la salute umana, le catene produttive dei beni di prima necessità e le connesse linee di consumo. Da un simile quadro è emersa la necessità di un sistema alimentare affidabile e solido”.

“La tutela del nostro sistema agricolo e della salute dei consumatori italiani deve prevedere la stipula di accordi bilaterali o la concessione di preferenze unilaterali esclusivamente con quei Paesi che siano in grado di garantire i nostri stessi standard in materia di rispetto ambientale, utilizzo di fitofarmaci e di tutela dei lavoratori. Il Made in Italy agroalimentare è un indiscusso protagonista nel mercato dei prodotti di qualità certificati a indicazione geografica. In questo senso, la trasparenza sull’indicazione dell’origine in etichetta è un diritto da garantire ai cittadini. L’Italia è un’avanguardia in Europa sotto questo profilo perché a livello nazionale ha introdotto in via sperimentale decreti riguardanti l’indicazione dell’origine in etichetta di prodotti quali latte, formaggi, pasta, riso, carni suine trasformate e derivati del pomodoro”.

“Continuare ad assicurare elevati standard di trasparenza e qualità, dunque, è una priorità per la tutela del consumatore. Un consumatore informato può effettuare scelte consapevoli e sane. La promozione è uno strumento potente per trasmettere, fino all’atto dell’acquisto, la qualità dei prodotti nazionali, lo stile alimentare italiano e la storia e le tradizioni delle nostre aree rurali. In un contesto in cui i cambiamenti climatici destano particolare preoccupazione, il bene primario acqua assume centralità. Per tale ragione, è fondamentale avvalersi delle più moderne tecnologie che assicurino un’ottimizzazione dei processi di coltivazione. In questo senso, il monitoraggio satellitare consente una distribuzione razionale dei nutrienti e un’applicazione mirata dei fertilizzanti, riducendo al minimo i fattori di degrado ambientale”.

“I recenti avvenimenti”, si legge ancora, “hanno evidenziato la centralità del settore agroalimentare, anche da un punto di vista strategico e geopolitico. Garantire l’accesso al cibo a livello orizzontale si lega perciò a doppio filo con la salvaguardia di un imprescindibile diritto umano. Ogni anno in Italia si gettano cibi per un valore di 12 miliardi di euro. Uno spreco inaccettabile tanto più oggi che più di 5 milioni di persone soffrono di povertà alimentare e hanno necessità di assistenza. In quest’ottica è necessario rendere più sostenibile la produzione agroalimentare con progetti di economia circolare e, nello stesso tempo approntare meccanismi che consentano il recupero virtuoso delle eccedenze ai fini umani che si possono verificare in casi di crisi di mercato”.

“Il recepimento della direttiva europea contro le pratiche sleali costituisce un passaggio fondamentale verso il riequilibrio della catena del valore all’interno della filiera produttiva agroalimentare, anche a garanzia di una tutela rafforzata della dignità e dei diritti dei lavoratori. Dobbiamo vigilare affinché tale riforma sia correttamente attuata. Occorre promuovere la capacità delle aziende agricole di farsi motori di sviluppo sostenibile, sostenendo la loro partecipazione nello sviluppo di strategie di responsabilità sociale contro le pratiche di sfruttamento lavorativo e nella Rete del lavoro agricolo di qualità”.

“Intendiamo potenziare il nostro piano Transizione 4.0 per l’agricoltura, puntando sulla cedibilità dei crediti d’imposta per investimenti in nuove tecnologie. Con la legge di bilancio del 2020 abbiamo consentito agli agricoltori di avere finalmente accesso agli incentivi per gli investimenti in innovazione. Passando dal sistema di ammortamento al credito di imposta anche il settore primario ha potuto finalmente programmare gli investimenti in tecnologie 4.0, in agricoltura di precisione, colture idroponiche, in sistemi evoluti di gestione aziendale. I dati avuti nel 2021 sono stati assolutamente al di sopra di ogni aspettativa”.

“È indispensabile continuare a garantire un concreto sostegno allo sviluppo dell’agricoltura di precisione”, si legge ancora. “Le nuove tecnologie digitali, infatti, consentono alle aziende di aumentare la resa e la qualità delle produzioni utilizzando meno input quali energia, acqua e prodotti fitosanitari. Il beneficio dell’adozione di specifiche innovazioni nelle diverse tecniche colturali è prezioso per mitigare l’impatto che le stesse hanno sulle matrici ambientali: in questo senso il processo di innovazione tecnologica è di straordinaria rilevanza per le aziende agricole”.

“È essenziale, oggi più che mai, continuare nell’azione di valorizzazione dei prodotti biologici, espressione di un modo di fare agricoltura declinato al presente e, nello stesso tempo, rivolto al futuro in termini di sostenibilità e di resilienza. L’inserimento della condizionalità sociale nella nuova Pac è stato un grande successo del ministero dell’agricoltura, sotto la guida del M5S. La competitività delle imprese deve avere come presupposto imprescindibile la dignità e la sicurezza dei lavoratori del settore primario. Occorre che sia data immediata attuazione alla riforma, fin dal 2023, in modo tale da rafforzare la lotta al lavoro irregolare”.

Anche fuori dallo specifico capitolo, tuttavia, si parla di agricoltura. Proponendo la valorizzazione della filiera alimentare, la definizione di incentivi per la sostituzione dei prodotti nei distributori alimentari, nelle scuole e in altri contesti comunitari, con prodotti salutari; la definizione di forme di tutela dei minori monitorando e regolamentando la pubblicità del junk food, unitamente alla regolamentazione della modalità del messaggio pubblicitario; la promozione di programmi di educazione alimentare per le famiglie sul territorio; la progressiva decarbonizzazione dei settori produttivi intesi in senso ampio (industria, agricoltura, servizi. …).

Infine, si legge nel programma Cinque stelle, “per lo sviluppo di modelli di agricoltura sostenibile orientati alla transizione green del settore, è opportuno attuare misure di rinnovo e rottamazione dei macchinari agricoli, pratiche agricole sostenibili di recupero delle strutture, interventi a sostegno dell’agrivoltaico a consumo di suolo zero e dell’efficientamento energetico”.

“Va contrastata l’erosione del suolo, che nel nostro Paese caratterizza soprattutto i territori più interni e marginali, in cui l’attività agricola risulta assente o in calo. A tal proposito, l’agricoltura sostenibile gioca un ruolo fondamentale nella protezione del territorio e della biodiversità. L’agricoltura italiana rappresenta un esempio di successo, che va ulteriormente sostenuto”.

“Per proseguire lungo la strada della sostenibilità, in coerenza con gli obiettivi del Green Deal europeo, l’antica sapienza dei metodi biologici, rispettosa dell’ecosistema e delle risorse, può essere combinata con le più moderne tecnologie digitali, come l’agricoltura di precisione, capace di risparmiare in input agronomici (acqua, fitofarmaci, concimi, diserbanti) migliorando quantità e qualità delle produzioni”.

Nel capitolo dedicato alle politiche europee, poi, si fa grande riferimento al settore agricolo.

“Riteniamo necessario”, si legge, “rilanciare la doverosa battaglia sull’etichettatura ‘fronte pacco’, la quale sta sperimentando una pericolosa proliferazione di sistemi di etichettatura che stanno frammentando il mercato unico europeo: alcuni sistemi di etichettatura attualmente applicati in Stati membri, come il cosiddetto Nutriscore in Francia e Belgio, influenzano e fuorviano le scelte dei consumatori, senza fornire informazioni esaustive e specifiche sui nutrienti. È nostra intenzione spingere per ottenere una armonizzazione europea delle etichettature degli imballaggi degli alimenti basata su un sistema trasparente che informi i consumatori senza condizionarne le scelte di acquisto”.

La lista di Azione-Italia Viva dedica un apposito capitolo all’agricoltura.

“Diventa prioritario”, si legge a proposito del potenziamento della formazione tecnica e manageriale, “avviare due grandi piani di formazione continua, il primo incentrato sull’imprenditoria e il secondo sulle competenze tecniche e specialistiche per la manodopera agricola e del personale imbarcato, con particolare riferimento alle pratiche agronomiche più avanzate, alla sicurezza sul lavoro e all’utilizzo della tecnologia nell’agricoltura di precisione. Da una parte serve potenziare la formazione economico-gestionale per sviluppare le economie di scala e la competitività delle imprese agricole e della pesca”.

“D’altro lato è prioritario rafforzare le competenze e la formazione continua della manodopera”. Azione propone che le imprese possano accedere a cicli di formazioni dedicati, organizzati anche in collaborazione con gli Istituti Tecnici Superiori del territorio, e altresì promuovendo lo strumento del credito di imposta e della decontribuzione per l’accesso a percorsi specialistici.

Anche Calenda, “per rispondere alla strutturale carenza di manodopera, e rispondere alle richieste delle imprese” propone il ripristino dei voucher e “una proroga di tutti i permessi di soggiorno dei lavoratori extracomunitari attualmente impiegati nel settore agricolo; la regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari che attualmente hanno un lavoro; la reintroduzione del permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di lavoro garantito da uno sponsor”.

“Il Pnrr contiene misure per incentivare l’implementazione di sistemi digitali nella produzione agricola e durante la pandemia si sono promossi strumenti per favorire l’accesso al credito delle imprese agricole. È necessario proseguire in questa direzione”, si legge nel programma, attraverso: “Potenziamento delle garanzie statali a copertura delle richieste di credito effettuate dagli imprenditori agricoli e della pesca per sostenere gli investimenti necessari per le nuove tecnologie e l’ammodernamento del parco macchine; un iper-ammortamento dedicato agli investimenti per l’efficientamento della rete idrica (cfr. proposta sulla crisi idrica); Completamento dell’ultimo miglio in materia di infrastrutture digitali per garantire la connettività nelle aree rurali, fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura 4.0 e di precisione, dei servizi, delle attività agricole connesse e del turismo”.

Inoltre, per aumentare la produttività, considerando l’aumento del costo dei fertilizzanti e degli altri costi di produzione che gli agricoltori devono affrontare in questo periodo, proponiamo di prevedere un contributo per l’acquisto di fertilizzanti e dei mezzi tecnici di produzione sotto forma di credito d’imposta che potrà essere ceduto agli intermediari finanziari per aumentare la liquidità a disposizione delle aziende agricole”.

Il programma di Azione prevede poi la possibilità di consentire alle imprese agricole di vendere temporaneamente le eccedenze energetiche prodotte dagli impianti per l’autoconsumo considerando i proventi come reddito agricolo (soggetto ad agevolazioni fiscali) invece che redditi di impresa, derogando la L. 266/2005. E ancora, “al fine di ridurre il consumo di suolo e coniugare la necessità di produzione di derrate alimentari, l’installazione e l’utilizzo di sistemi fotovoltaici dovrà essere favorita sui tetti dei fabbricati rurali (anche al fine di sostituire l’amianto esistente), in territori marginali o attraverso sistemi c.d. “agri-voltaici” in grado di consentire lo sfruttamento dei terreni sottostanti per fini agricoli”.

Il programma prevede poi il potenziamento e la stabilizzazione delle risorse del fondo aiuti alimentari nato per sostenere i comparti agricoli in crisi e le attività del terzo settore impegnate sul fronte della povertà alimentare.

“Serve l’approvazione immediata”, si legge, “del decreto legge concordato con le Regioni a modifica della legge 157 che ha ormai trenta anni, per una gestione efficiente della fauna selvatica e rafforzare le risorse a copertura dei danni da fauna selvatica che minano la competitività delle imprese e persino la sicurezza pubblica. Serve altresì contrastare, con speciali ed urgenti strumenti normativi e risorse a disposizione del commissario straordinario, la diffusione della peste suina africana che è altresì agevolata dalla diffusione incontrollata dei cinghiali”.

“Il comparto della pesca non è mai stato oggetto di riforme di sistema”, si fa notare nel programma di Calenda. “Occorre definire incentivi per il ricambio dei navigli e dei mezzi con una età media oltre i trenta anni per favorire la transizione tecnologica e la sicurezza sul luogo di lavoro, dotare il settore di uno stabile strumento di sostegno al reddito, ammortizzatori sociali e sistema pensionistico, e nuovi finanziari per sostenere le imprese e le famiglie dei pescatori professionali colpiti da affondamenti e sinistri in mare”.

Il programma prevede poi incentivi fiscali e decontribuzione per le imprese agricole disponibili a effettuare interventi di manutenzione del territorio e a vantaggio della collettività.

“L’obiettivo condiviso di piantumazione di milioni di alberi nelle aree urbane deve essere integrato con una seria pianificazione territoriale in grado di definire le varietà e le pratiche più adatte al territorio”, si legge ancora. “La gestione del verde deve essere affidata a dei professionisti e necessità di continuità, pertanto proponiamo di prevedere fondi per gli enti locali per la gestione ordinaria e straordinaria avvalendosi di progettisti ed esperti manutentori”.

“Proponiamo un piano a burocrazia zero per l’accesso alla terra nelle aree montane e rurali a rischio spopolamento, ad esempio favorendo la cooperazione intergenerazionale con forme di affiancamento tra giovani non proprietari di terreni agricoli e pensionati, con lo scopo di favorire il graduale passaggio di gestione della attività di impresa e il recupero di fondi abbandonati”.

Fuori dallo specifico capitolo, il programma parla di agricoltura quando propone un piano nazionale per il riuso delle acque di depurazione, alla luce del fatto che “quasi il 30% dell’acqua restituita dai sistemi di depurazione è di buona qualità ma invece di essere utilizzata in agricoltura finisce nei fiumi o in mare. Occorre stabilire che le nuove costruzioni edilizie prevedano il riuso delle acque grigie”.

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