Non esistono una dimensione elettrica né una elettronica. Nelle officine del Deposito Rotabili Storici di Pistoia si fa tutto manualmente. Un lavoro duro, per il quale è sempre più complesso trovare operai specializzati . Si «opera» con le mani nere di grasso e carbone, con la fiamma ossidrica, martello e chiodi «giganti» di quasi 20 centimetri. Con un tornio in grado di gestire ruote di due metri di diametro. Non ce ne sono altri in Italia che supportano queste dimensioni, e infatti il polo pistoiese è un’eccellenza italiana , l’unico posto in cui vengono riparate, revisionate e «tenute in vita» le locomotive a vapore della Fondazione Ferrovie dello Stato che circolano su tutti i treni storici della penisola, dal Porrettana Express, progetto di valorizzazione e promozione della ferrovia transappenninica interrotto dal Covid e pronto a ripartire, alla Transiberiana d’Italia in Abruzzo. Un deposito di 25mila metri quadrati, di cui cinquemila al coperto, attivo dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai primi decenni del Novecento. Chiuso formalmente nel 1994, cinque anni fa è stato ristrutturato e rimesso in funzione.
L’apertura al pubblico
A vedere i meccanici al lavoro mentre riparano un’enorme caldaia con la chiodatura delle lamiere, un’operazione che non fa più nessuno perché sostituita dalla saldatura, sembra davvero di tornare indietro di un secolo. Anche perché la locomotiva a vapore che se ne sta lì «smembrata» è la 640 003 del 1907, la più vecchia tra quelle in servizio, in grado di arrivare fino a 100 chilometri orari. Un’epoca in cui il deposito pistoiese era fondamentale anche per la piattaforma girevole con motore ad aria che permetteva di cambiare senso di marcia alle locomotive. Motivo per cui da Pistoia ha transitato, ai tempi della guerra, l’oro della Banca d’Italia . Il 9 e il 10 aprile con l’evento «Porte aperte» tutto questo tornerà visibile al pubblico, in attesa che riprendano pure i viaggi sul Porrettana Express dopo il successo riscosso prima della pandemia.
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