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Dall’ufficio al sito produttivo, dalla finanza alla sanità, è spesso il monitor il perno principale attorno al quale ruotano le tematiche più delicate in termini di salute e benessere sul posto di lavoro.
Dotare i propri dipendenti di uno schermo idoneo e tecnologicamente aggiornato è dovere del datore di lavoro e comporta benefici in termini di salute ma anche, in prospettiva, economici. Per approfondire questo importante argomento, ÈUREKA! ha incontrato Enrico Sgarabottolo, Sales Director TIGI di NEC Display Solutions Italia.
Ergonomia. Dal greco “ergo” (che significa lavoro) e “nomos” (legge), dizionario alla mano, l’ergonomia è proprio “la scienza che studia gli strumenti e gli ambienti di lavoro in rapporto alle persone che li utilizzano, per ottenere la maggiore efficienza possibile anche attraverso il benessere delle persone”. Una scienza, dunque, che individua i parametri più importanti per il corretto rapporto tra uomo e lavoro, eliminando i fattori negativi presenti e rendendo più facile e più naturale l’uso degli strumenti di lavoro. Tra gli “oggetti” presenti negli ambienti lavorativi, dall’ufficio al sito produttivo, dalla finanza alla sanità, è spesso il monitor il perno principale attorno al quale ruotano le tematiche più delicate in termini di salute e benessere sul posto di lavoro. NEC Display Solutions è leader mondiale nel settore dei display, con un portafoglio di prodotti corposo e focalizzato, per fornire soluzioni a un ampio ventaglio di mercati verticali. Per comprendere in che modo si possono trarre benefici, in termini di salute ma anche economici e di efficienza aziendale, dall’utilizzo di un desktop monitor idoneo negli ambienti lavorativi, ÈUREKA! ha incontrato Enrico Sgarabottolo, Sales Director TIGI di NEC Display Solutions Italia (www.nec-display-solutions.com/p/it/it/home.xhtml).
Dottor Sgarabottolo, NEC ha una gamma di prodotti estesa, che copre tutte le necessità aziendali…
Per quanto riguarda, nello specifico, i desktop monitor abbiamo un range di prodotti davvero completo e copriamo tutte le esigenze possibili, dalla semplice postazione di lavoro che non necessita di definizioni di colori particolari fino al color critical, ovvero macchine studiate per chi effettua post produzione cinematografica o fotoritocco. All’interno di questo range vorremmo focalizzarci, in tale contesto, sulla postazione di lavoro dei videoterminalisti, ovvero coloro che passano oltre 20 ore lavorative a settimana davanti al videoterminale. In pratica, siamo tutti videoterminalisti, mentre una volta lo erano solo i programmatori o gli architetti…
Cosa dice la legge in materia?
La normativa 81/08 (Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, n.d.r.) fornisce indicazioni chiare di responsabilità da parte del datore di lavoro, dei dirigenti, dei quadri, ovvero di chi organizza il lavoro degli altri, rispetto al tema della sicurezza e del benessere della postazione di lavoro. Ecco, sottolineo che non si parla più solo di infortuni “accidentali” bensì di malattie professionali, degenerazioni, menomazioni. Ed esiste un allegato specifico della normativa dedicato solo ai videoterminali, strumento di lavoro primario per un’altissima percentuale di persone, per renderli il più possibile sicuri.
Enrico Sgarabottolo, Sales Director TIGI di NEC Display Solutions Italia.
Qual è il punto saliente della norma?
La norma dice che bisogna stare al passo con i tempi ovvero seguire l’evoluzione dei mezzi e delle tecnologie. Risulta evidente che non è possibile cambiare la legge ogni volta che cambia una caratteristica tecnica e dunque è stata scelta questa formula, decisamente apprezzabile. È il datore di lavoro che ha la responsabilità di garantire ai propri dipendenti la miglior innovazione tecnologica possibile in tema di salute. Se dovesse uscire sul mercato un display in grado di rilassare gli occhi, la normativa parla chiaro: bisogna orientarsi verso quella soluzione, a prescindere dai costi e dagli investimenti. La salute viene prima di tutto. O meglio, così dovrebbe essere.
Ci sono indicazioni chiare per i videoterminali?
La cosa principale è l’ergonomia: bisogna garantire che alla postazione di lavoro possa sedersi un operatore alto due metri o uno alto un metro e mezzo e il video deve potersi sistemare nella posizione corretta per entrambi, deve essere regolabile.
Le aziende italiane rispettano la direttiva?
L’indicazione del legislatore è chiara ma non sempre viene seguita dalle aziende, che spesso si orientano su soluzioni in cui l’unico parametro preso in considerazione è il prezzo. Faccio un esempio: NEC Display Solutions ha una penetrazione altissima nel mondo della finanza a Londra, con oltre il 50% di market share, ma l’altro 50% è in mano a produttori che cercano di avvicinarsi ai nostri standard, non ad aziende che offrono prodotti di scarsa qualità. In Italia bisognerebbe andare in questa direzione, inseguire la qualità e il miglioramento delle condizioni di lavoro quotidiane dei dipendenti e non il contrario.
È un meccanismo che va cambiato, voi come state agendo?
È nostro dovere dare informazioni e competenze a chi deve fare la scelta dell’acquisto di questi prodotti. Chi sceglie l’IT, infatti, non è la stessa persona che si deve prendere cura della sicurezza sul lavoro! Il primo step, dunque, è far conoscere i nostri prodotti, dimostrare che sono regolabili, inclinabili, che hanno funzioni di rotazione, che sono Flicker-free (eliminano gli effetti di tremolio e sfarfallio sullo sfondo), che adottano la tecnologia Low Blue Light Plus (filtrano le pericolose emissioni di luce dannosa per la vista): sono queste evoluzioni tecnologiche che il datore di lavoro dovrebbe ricercare, oggi, in un monitor.
Anche perché il medico del lavoro effettua sempre la visita della vista ai videoterminalisti…
Esatto. I nostri prodotti sono perfettamente idonei per chi lavora oltre 20 ore alla settimana davanti al videoterminale. Si sa che il medico del lavoro controlla sempre la vista ai lavoratori e questa è una delle problematiche maggiormente monitorate. In caso di danni l’INAIL risarcisce il dipendente ma poi si rifà sul datore di lavoro: esiste una responsabilità penale, è una colpa grave non aver fatto in modo di evitare questo tipo di problematiche in tema di salute.
Cinque accorgimenti per assumere la miglior postura sul posto di lavoro. 1. Il monitor deve essere posizionato a una distanza pari a circa 50-70 cm. 2. Il bordo superiore dello schermo deve essere leggermente al di sotto della linea dei vostri occhi. Il monitor deve stare subito dietro alla tastiera. Il display deve poi essere inclinato in modo da formare un angolo di 90° tra gli occhi e la superficie del display. 3. Posizionate il monitor in modo tale che la sorgente di luce arrivi di lato. 4 L’altezza ottimale della superficie del monitor è di circa 29-33 cm per monitor di dimensioni comprese tra i 23 e 27 pollici, con rapporto d’aspetto di 16:9 o 16:10 e per desktop di 29 e più pollici con rapporto d’aspetto 21:9. 5. Mani, polsi e avambracci devono essere in posizione diritta e parallela al pavimento; mani all’altezza o al di sotto dei gomiti e gomiti vicini al corpo, piegati di 90°.
Basarsi solo sul parametro prezzo, per il monitor, è quasi “illegale”?
Oggi il vincolo del “solo prezzo” è follia! Il monitor è uno strumento di lavoro ed è illegale impostare una gara, come ancora accade, basandosi solo sul prezzo come parametro: è un’azione che disattende la normativa. Sono convinto che se i dirigenti delle aziende fossero realmente a conoscenza del fatto che solo con qualche decina di euro in più possono avere a disposizione un prodotto perfettamente rispondente alle direttive della normativa cambierebbero atteggiamento: si risparmierebbero anche qualche accusa e dimostrerebbero di aver fatto un passo nella direzione del benessere e della salute del dipendente, verso una tecnologia che migliorerebbe la postazione di lavoro del videoterminalista. Oggi invece capita ancora spesso, purtroppo, di trovarci di fronte a bandi o gare di grosse aziende italiane che richiedono specifiche tecniche superate e non prendono nemmeno in considerazione certi parametri come la semplice regolazione dell’altezza, per esempio. Pensate che esiste una normativa ISO 9241, che riguarda anche l’ergonomia del videoterminale, che in Germania e Regno Unito viene seguita alla lettera quando si parla di ambienti di lavoro impattati da videoterminale, mentre da noi è un optional. In sostanza: il legislatore potrebbe usarla come “standard” ma non è obbligatoria.
Le aziende riescono a comprendere realmente il valore di queste tematiche?
No. Anche la normativa 81/08 contempla le spese per la mancata sicurezza ma non è facile quantificare o avere numeri in questo ambito. Ci sono sicuramente dei ritorni tangibili in tema di risparmio energetico, ROI, basse emissioni. I nostri monitor si possono supervisionare ovvero si può verificare che non siano scalibrati o che non siano stati troppo “manomessi” dal lavoratore, allontanandosi dagli standard che il responsabile della sicurezza aveva stabilito per quella postazione. Possiamo anche controllare i consumi dei prodotti grazie alla regolazione automatica del consumo energetico: per ridurre al minimo l’energia necessaria, il sensore di prossimità e di luce ambientale adatta la luminosità dello schermo quando un utente si allontana dalla postazione.
“I nostri prodotti sono perfettamente idonei per chi lavora oltre 20 ore alla settimana davanti al videoterminale”, afferma Enrico Sgarabottolo.
Dall’alto della vostra esperienza sul campo, cosa si può fare?
L’aspetto normativo del “lasciare spazio alla migliore tecnologia possibile” non ci dispiace. È complicato da gestire, certamente, ma importante. A mio avviso manca davvero l’informazione perché non è una questione economica. Un dirigente non può optare per un risparmio minimo di soldi rischiando la salute del dipendente. I danni alla salute, anche la perdita di diottrie, sono invalidità. La problematica principale è realmente la divulgazione delle informazioni in quest’ambito: chi fa acquisti di tecnologia e automazione deve essere informato.
Qual è l’atteggiamento delle aziende italiane più piccole in questo ambito?
Nelle piccole aziende è ancora più difficile affrontare tematiche di questo tipo, legate alla salute e al benessere a lungo termine: si è più portati a gestire il “pericolo” immediato. La normativa però non cambia rispetto alle dimensioni dell’azienda: vale per tutti. Fare passi avanti in automazione e tecnologia significa fare grandi passi avanti… L’arma più convincente è il risparmio perché le aziende vedono l’acquisto come un’uscita immediata, ma non viene mai preso in considerazione il lungo termine. È necessario far ragionare i decisori su questo aspetto: la strada è ancora lunga ma siamo fiduciosi.
MONITOR: L’OPINIONE DEL MEDICO DEL LAVORO
Quali sono, nello specifico, i disturbi che più frequentemente si registrano nei lavoratori che operano con videoterminali? ÈUREKA! lo ha chiesto alla Dottoressa Annapaola Santoro, Medico Competente, Specialista in Medicina del Lavoro, che ha risposto così: “Le indagini epidemiologiche condotte sui possibili effetti sulla salute negli addetti al videoterminale (VDT) evidenziano che i principali disturbi possono riguardare l’apparato oculo-visivo e l’apparato muscolo-scheletrico. L’astenopia occupazionale, indagata dal Medico Competente nel corso della sorveglianza sanitaria, comprende sintomi visivi (visione sfuocata, sdoppiata, fastidio/dolenzia perioculare), oculari (bruciore, prurito, lacrimazione, secchezza) e generali (cefalea). Tali effetti devono essere certamente interpretati nel contesto di tutte le variabili lavorative in gioco e risultano essere per lo più transitori e reversibili. L’applicazione sia di principi ergonomici nella progettazione delle postazioni di lavoro e delle modalità di lavoro che di comportamenti corretti da parte degli utilizzatori e una sorveglianza medica specifica rappresentano strumenti utili a un’efficace prevenzione”. ©ÈUREKA!
“I nostri prodotti sono regolabili, inclinabili, hanno funzioni di rotazione, sono Flicker-free, adottano la tecnologia Low Blue Light Plus: sono queste evoluzioni tecnologiche che il datore di lavoro dovrebbe ricercare, oggi, in un monitor”, spiega Enrico Sgarabottolo.
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