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Giancarlo Chiari Una giovane vita spezzata allunga la già troppo lunga lista delle «morti bianche» in provincia di Brescia. Luca Lecci - diciannove anni compiuti soltanto pochi giorni fa, il 4 gennaio - è morto ieri nel secondo reparto di Rianimazione degli Spedali Civili di Brescia in seguito alle ferite riportate in un incidente avvenuto nell’azienda di famiglia, davanti agli occhi di padre, fratello e cugini che mercoledì erano al lavoro con lui. Chi lo aveva visto dopo l’incidente aveva definito «disperate» le sue condizioni e la speranza che potesse farcela è durata meno di dodici ore. Luca Lecci, classe 1999, è stato ucciso da un infortunio che l’affermarsi dell’informatica nella gestione delle macchine utensili (quasi tutte ormai a controllo numerico) sembrava rendere impossibile. IN BASE ALLE prime ipotesi il giovane, che amava lavorare con le mani, potrebbe essere stato «trascinato» nel tornio da una manica della giacca o da un movimento improprio della mano. Luca Lecci - che sul profilo Facebook aveva postato foto delle sue passioni, le moto e i macchinari, ma anche la vita all’aperto - mercoledì stava lavorando su un tornio orizzontale datato («un ottantotto» secondo un tornitore), macchina utensile simbolo delle aziende metalmeccaniche bresciane fino all’avvento delle macchine a controllo numerico. Il diciannovenne era impegnato sotto gli occhi del padre Fontano nel capannone di via Stelvio 58, nella nuova zona industriale di Rovato, dove da poco si era trasferita l’azienda di famiglia, l’Elettrotecnica Lg, lasciando Villa Carcina dove era nata. Con l’affermarsi dei torni a controllo numerico che richiedono produzioni di serie per giustificare l’investimento, la necessità di riparazioni, revisioni o di produrre pochi pezzi ha rivalutato tornitori e fresatori capaci di far fronte alle necessità con vecchie macchine sulle quali la manualità è fondamentale. E nell’officina di famiglia Luca lavorava con cugini, fratello e padre, perfezionando la competenza sul tornio datato, sequestrato mercoledì dagli operatori della medicina del lavoro dell’Ats di Palazzolo, che dovranno chiarire le cause della disgrazia. IL GIOVANE sembra sia stato tradito dalla manica del suo maglione o da una mano «afferrati» e trascinati con violenza dalla rotazione dell’u- tensile. Il padre è riuscito a fermare subito la macchina, ma velocità e potenza del tornio avevano già provocato pesanti traumi. Fontano Lecci non ha perso un secondo a chiamare i soccorsi descrivendo, pur nell’angoscia, cosa fosse successo e le condizioni del figlio. Che alle 14,27, ha raggiunto in elicottero la 2ª Rianimazione del Civile in meno di quaranta minuti ma tanta tempestività non è bastata: le ferite, la perdita di sangue e il colpo alla testa sono stati alla fine fatali. La tragedia ha fatto piombare nel dolore i parenti e una decina di dipendenti dell’a- zienda, ma anche tanti amici e conoscenti del giovane. Chiusa l’azienda, sotto sequestro il tornio, la salma composta nell’obitorio dell’ospedale di Brescia è a disposizione del magistrato. L’ARTIGIANO che avviò l’azienda di revisioni, riparazioni, commercializzazione, riavvolgimento, macchine elettriche, motori a corrente, ricambi, spazzole, cuscinetti, ventole, con l’angoscia nel cuore nei prossimi giorni affronterà l’indagine per individuare le cause del più grande dolore della sua vita. L’indagine cercherà di capire perché il tornio fosse in movimento mentre il giovane al lavoro, tanto vicino da farsi trascinare nel meccanismo, sotto gli occhi impotenti del padre. • © RIPRODUZIONE RISERVATA
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