Lo diceva agli amici ascoltando Mozart, lo scriveva nelle lettere alla figlia: gli bastava solo immaginare il cielo sopra Firenze per sentirsi “mezzo ubriaco”. Siamo nel 1921, in autunno, come adesso. Albert Einstein ha quarantadue anni, le sue teorie hanno spinto la fisica verso nuove dimensioni, garantendogli una fama che probabilmente nemmeno si aspettava. C’è il premio Nobel nel destino - la consegna avverrà l’anno successivo - e, nel frattempo, piovono inviti a tenere lezioni in tutta Europa.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Tutti i contenuti del sito
Tutti i contenuti del sito